Come noto, la prescrizione non è altro che il termine oltre il quale il creditore perde la possibilità di ottenere, dal giudice, una intimazione di pagamento nei confronti del debitore benché questi non abbia ottemperato al proprio obbligo. In buona sostanza, una volta avvenuta la prescrizione, il debitore è definitivamente libero da ogni adempimento.
Il termine di prescrizione della bolletta dell’acqua è cambiato a partire dal 2 gennaio 2020. Vediamo allora, alla luce di ciò, quando va in prescrizione l’acqua.
Cosa comporta la prescrizione?
I debiti hanno tutti una “data di scadenza”. Il creditore può esigere il pagamento – e, in caso di inadempimento, rivolgersi a un giudice per ottenere la condanna del debitore – solo entro tempi predeterminati. Questi tempi, che variano a seconda del tipo di credito, si chiamano appunto «prescrizione».
Quando va in prescrizione la bolletta dell’acqua?
L’attuale termine di prescrizione della bolletta dell’acqua è di due anni. Lo stesso vale anche per la bolletta della luce e del gas.
Questo termine è mutato a partire dal 2 gennaio 2020. Prima di allora, la prescrizione era di cinque anni.
Sicché, tutte le bollette riferite a consumi anteriori al 2 gennaio 2020 continuano a prescriversi in 5 anni. Le bollette riferite ai consumi a partire dal 2 gennaio 2020 si prescrivono invece in 2 anni.
Il termine di prescrizione di 2 anni della bolletta dell’acqua si applica anche alle richieste di conguaglio: anch’esso si prescrive in 2 anni.
Come funziona la prescrizione?
La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui il debito è dovuto: quindi, nel nostro caso, dalla scadenza della bolletta.
La prescrizione può essere interrotta tuttavia da qualsiasi richiesta formale di pagamento spedita, da parte del creditore, con raccomandata a.r., pec o lettera consegnata a mano. Non hanno alcun valore le telefonate (anche quelle dei call center), le e-mail ordinarie o le lettere semplici.
Se interviene un atto di interruzione della prescrizione, il decorso del termine si interrompe e inizia a decorrere nuovamente da capo. Ad esempio, se l’utente riceve, a gennaio 2022, un sollecito di pagamento per una bolletta riferita a gennaio 2021, la prescrizione si compirà solo a gennaio 2024, ossia due anni dopo l’atto interruttivo.
Vale a interrompere la prescrizione anche un riconoscimento del debito da parte del debitore, sia esso esplicito o implicito. Ad esempio, una contestazione dell’entità del debito, dei sistemi di calcolo della fattura, o anche una semplice richiesta di rateazione non fa altro che ammettere l’esistenza del debito e, dunque, interrompe la prescrizione.
Ricevute di pagamento delle bollette: per quanto tempo conservarle?
Poiché, una volta intervenuta la prescrizione, ogni iniziativa giudiziaria del creditore è destinata a fallire, il debitore può limitarsi a conservare le ricevute di pagamento solo per due anni, tanti quanti sono necessari per compiere la prescrizione. Non è invece necessario conservare le bollette nel caso di domiciliazione bancaria: difatti, in tale ipotesi, la prova del pagamento è data dalla documentazione bancaria, di per sé sufficiente a dimostrare l’adempimento.
Acqua caduta in prescrizione: come contestare?
Se l’utente dovesse ricevere una richiesta di pagamento di una bolletta dell’acqua ormai prescritta dovrà comunque procedere alla formale contestazione, non potendo limitarsi a non pagare (diversamente, scaduti i termini per la difesa giudiziale, il debito sarà ugualmente dovuto).
A tal fine, l’utente dovrà innanzitutto inviare una contestazione scritta alla società fornitrice. Dopodiché, dovrà promuovere un tentativo di composizione bonaria tramite l’Autorità Garante Arera (il tutto tramite una procedura online che non richiede l’assistenza legale ed è completamente gratuita). Infine, in caso di naufragio di tale esperimento, potrà ricorrere al giudice di pace tramite un avvocato.